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Recensione di: Religiolus

13/08/2011 | Recensioni |
Recensione di: Religiolus

Dopo il successo di “Borat” (2007), il regista Larry Charles ci confeziona un’altra commedia politicamente scorretta (dipende da che prospettiva la si guarda), questa volta con il supporto del comico Bill Maher che, attraverso il suo tipico senso dell'ironia, applicato al tema della fede, in una sorta di road movie della “spiritualità”, intervista numerosi credenti ed esponenti delle più importanti ed, avvolte, improbabili religioni. Presentato allo scorso Torino Film Festival nella sezione “Lo stato delle cose”, il film è un documentario satirico, irriverente e assolutamente dissacrante sulle convinzioni religiose, e che pone come alternativa, il “dubbio”, quello con il quale bisognerebbe fare i conti e che invece normalmente viene contaminato da superstizioni e dogmatismi.
L’impertinenza del film si nota già dal titolo, visto che “Religiolus” è un gioco fra le parole “religion” e “ridiculous”, più facilmente comprensibile, forse, nell’originale.
Bill Maher, che in Italia è poco conosciuto, è un comico che negli Stati Uniti grazie al suo show “Politically Incorrect”, può essere collocato, per fama e consenso popolare, un gradino sotto David Letterman.
In questo turbolento viaggio nel mondo delle religioni veniamo messi di fronte a paradossali convinzioni e giustificazioni che “predicatori” e seguaci, continuano a raccontarsi per dimostrare la veridicità di ciò in cui credono. Se negli anni ’70, vedi i Beatles e in particolare John Lennon, vedevano nel viaggio (solitamente verso l’India), un’esperienza ascetica e contemplativa, alla ricerca di una nuova spiritualità, quello che compie il comico Maher è più un voler, nel modo più ironico e per questo pungente possibile, sottolineare quanto le religioni in realtà siano veicolo di torpore mentale ma soprattutto strumenti di guerre e brutalità. Lo show man americano nel suo viaggio non scopre il misticismo, ma con totale irriverenza dissacra le religioni diciamo più “istituzionali”, avvalorando invece, con compiacimento, culti meno convenzionali, come la Chiesa della Marijuana di Amsterdam.
In realtà il film professa un culto: quello del farsi delle domande, del porsi dei dubbi su “favole” scritte duemila anni fa, ma che continuano a porre dei veti nelle società contemporanee. Gli atei, vedendo questo film, non potranno non ridere sino alle lacrime, per il modo del tutto sfacciato e insolente con il quale vengono intervistati i membri dei vari credo religiosi. Chi invece appartiene a quei credo, teoricamente non potrebbe non indignarsi per tale mancanza di rispetto.
Bill Maher e Larry Charles con tagliente umorismo testimoniano la consapevolezza che i fondamentalismi e fanatismi di qualunque religione siano, perfino di quelle che nella loro dottrina annoverano il culto del prossimo, sono veicoli di inevitabili sciagure. In fondo, non è forse questo il limite da non oltrepassare?
Tra le interviste più bizzarre e paradossali, c’è sicuramente quella al Rabbino ebreo Anti-Sionista che crede nei principi espressi da Amadineijad, leader iraniano che ha fatto della distruzione dello stato di Israele il suo “cavallo di battaglia”. Veramente una contraddizione in termini!
Nel finale il docu-film assume toni più apocalittici, quasi a voler sottolineare la condanna a morte inflitta al mondo da parte delle religioni. La speranza è che si esca dalla cecità di tali presupposti.

Serena Guidoni

 


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